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matematica non ci sono vie regie»
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Mercoledì
9 febbraio 2011, Aula Magna, h. 19,30
Piccolo
Buddha
La
storia della ricerca del bambino che potrebbe essere
la reincarnazione del Dalai Lama si alterna con la
leggenda di Siddharta.
Un
film di Bernardo Bertolucci. Con Bridget Fonda, Keanu
Reeves, Ying Roucheng, Chris Isaak, Alex Wiesendanger,
Jo Champa. Fantastico, durata 135 min. - Italia 1993.
Film a 2 versanti: la favola moderna di Jesse, bambino
nordamericano di Seattle che, scortato dal padre,
è portato dal Lama Norbu nel Bhutan (versante
sud dell'Himalaya) perché potrebbe essere il
tulku, la reincarnazione del Lama Dorje, morto otto
anni prima; e la favola antica del principe Siddharta
Gautama (ca. 565-486 a.C.) detto il Buddha, il Risvegliato,
che s'avvicenda con la 1ª, letta su un libro
illustrato ora da questo, ora da quel personaggio.
1° film di Bertolucci senza conflitti drammatici,
tormenti, trasgressioni. Se si toglie la lotta di
Siddharta con Mara, dio del Male, non c'è una
sola figura malvagia o antagonista. 1° suo film
di bambini, sui bambini, per i bambini. È come
se, per adeguarsi alla “via di mezzo”
tra i due estremi del piacere e dell'ascetismo spinto
di cui il Buddha fu un esempio, il regista avesse
scelto una via stilisticamente e narrativamente intermedia,
al di là dei conflitti drammatici. Persino
la nascita di Siddharta è risolta in canto,
con grazia delicata: il dolore esiste, ma superato
e trasfigurato. Anche nel ricorso agli effetti speciali
la sua cinefilia rifugge dall'esibizionismo della
moderna tecnologia digitale: vicino più alla
magia di Méliès che a Spielberg. Anche
nella luce e nei colori, governati dalla maestria
di Vittorio Storaro, c'è una ripartizione:
freddi, grigiazzurri, quasi acciaiati a Seattle (Occidente);
caldi, fastosi o festosi (col giallo-arancione che
inclina al rosso-nero nelle scene finali di morte)
nel Nepal e nel Bhutan (Oriente). Scritto con Rudy
Wurlitzer, esperto di buddismo, e Mark Peploe. Musiche
di Ryuichi Sakamoto, scene e costumi di James Acheson,
montaggio di Pietro Scalia.
(Dizionario del cinema Morandini) |
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Il
pranzo di Babette
Tanti
i temi trattati: dalla realizzazione di sé
nell'arte, a quello dell'amore e del dono di sé
che trasforma moralmente gli altri, al tema della
scelta: la vita si gioca non nel sì che si
dice a ciò che si sceglie, ma nel modo in cui
si vive il sì pronunciato.
Un
film di Gabriel Axel. Con Bibi Andersson, Stéphane
Audran. Titolo originale Babettes gaestebud.
Commedia, durata 103 min. - Danimarca 1987.
Al servizio di due vecchie signorine norvegesi, Babette
Hersant, cuoca francese emigrata, spende una forte
somma vinta alla lotteria per allestire un pranzo
per dodici persone che è un'opera d'arte gastronomica.
Tratto da un racconto (nel volume Capricci del destino,
1958) di Isak Dinesen, pseudonimo di Karen Blixen,
è un piccolo gioiello di delicata grazia e
di struggente eppur serena malinconia. Ottimo esempio
– quasi come The Dead di Huston – di adattamento
cinematografico. Oscar per il miglior film straniero.
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Mercoledì
15 dicembre 2010, Aula Magna, h. 19,45
Arancia
meccanica
Una
profonda riflessione sulla violenza.
Un
film di Stanley Kubrick. Con Malcolm McDowell, Patrick
Magee. Titolo originale A Clockwork Orange.
Drammatico, durata 127' min. - Gran Bretagna 1971.
Dal romanzo (1962) di Anthony Burgess:
in una Inghilterra di un non lontano futuro Alex e
i suoi 3 Drughi si dedicano allo sport dell'ultraviolenza:
torturano, stuprano, uccidono. Abbandonato dai suoi,
Alex è arrestato e condannato a 14 anni. In
carcere si sottopone volontariamente al trattamento
Ludovico che, privandolo del libero arbitrio, gli
toglie ogni pulsione aggressiva e lo obbliga a odiare
la musica di Beethoven (la Nona Sinfonia) che adora.
Guarito e liberato, si trova in un mondo più
violento di prima e subisce le vendette delle sue
vittime. Dei 3 film di S. Kubrick che si possono considerare
fantascientifici, è il più violento,
quello in cui più si parla del presente, appena
connotato da riferimenti al futuro. Frutto di una
rischiosa contaminazione di generi letterari e filmici
(favola filosofica, film a tesi, teatro, satira, grottesco,
umorismo nero, fantasia, fantascienza), intende (di)mostrare
– più che nelle pagine di Burgess –
che la violenza della società è peggiore
e più pericolosa di quella dell'individuo.
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Marnie
Insieme
a Io
ti salverò è uno dei
film di Hitchcock più influenzati dalla psicoanalisi.
Un
film di Alfred Hitchcock. Con Sean Connery, Tippi
Hedren. Titolo originale Marnie. Giallo,
durata 129 min. - USA 1964.
Marnie Edgar è una ladra professionista che
si fa assumere con false referenze per poi derubare
i suoi clienti e cambiare identità. Mark Rutland
è il presidente di una società editrice
di Philadelphia che assume la ragazza; la riconosce
e nota la tendenza della giovane, ma invece di licenziarla
decide di tenerla d'occhio. Basata sul romanzo di
Winston Graham, la pellicola del maestro della suspense
non ottiene grande successo commerciale, ma si contraddistingue
dagli altri suoi lavori per l'approfondita analisi
psicologica del personaggio principale. Marnie (Tippi
Hedren) è infatti una cleptomane terrorizzata
dal colore rosso; Mark (Sean Connery) si innamora
di lei e cercherà di salvarla. I due attori
consegnano al cinema un'interpretazione magnifica.
Brividi sul finale, come da copione. |
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Gli
uccelli
Uno
dei capolavori assoluti del cinema e probabilmente
il vero testamento cinematografico di Hitchcock. Una
riflessione sull'angoscia, affrontata da vari punti
di vista: psicologico, morale e metafisico.
Un
film di Alfred Hitchcock. Titolo originale The
Birds. Drammatico, durata 119 min. - USA 1963.
Melanie e Mitch si incontrano casualmente in un negozio
di animali a San Francisco. Lei lo raggiunge nella
tranquilla località balneare di Bodega Bay,
ma poco dopo il suo arrivo gli uccelli della zona
cominciano a comportarsi in modo strano e ad attaccare
le persone, dapprima in modo sporadico e poi sempre
più massiccio.
“Si può dire che ne 'Gli uccelli'
si riscontra un atteggiamento di fondo degli uomini
per cui questi danno la natura per scontata. Tutti
danno l’atteggiamento degli uccelli per scontato
fino al giorno in cui cominciano ad attaccare l’uomo.
Gli uomini da sempre attaccano, mangiano e rinchiudono
in gabbia gli uccelli e questi soffrono moltissimo.
Un giorno però anche loro si rivoltano contro
i loro persecutori.” (Hitchcock) |
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Vogliamo
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